Purgatorio
Col di Zuca, luogo naturale che accoglie la storia del cristianesimo antico in Carnia, nascosto nel bosco un piccolo sito archeologico prezioso e discreto accoglie con grazia i versi danteschi…
I Canti
Cant0 I
Il poeta si propone di cantare materia meno orrida di quella dell’Inferno, narrando il suo viaggio nel Purgatorio; e invoca tutte le Muse e soprattutto la Musa principe, Calliopea, perché accompagnino col suono soave il suo canto. Leggi tutto
Uscito fuori dall’aura morta, Dante si compiace della dolce visione di zaffiro diffusa per l’aere sereno. L’Oriente sorride, suffuso dalla luce di Venere, che vela la costellazione dei Pesci; all’altro polo brillano quattro stelle non mai vedute fuorché dai progenitori della stirpe umana; e il cielo sembra allegrarsi del loro scintillio. Ed ecco che occorre al guardo estasiato del poeta un vecchio venerando, dalla lunga barba brinata e dai lunghi capelli canuti, sul cui volto le quattro stelle irradiano il loro blando chiarore. Il vegliardo chiede conto ai due pellegrini dell’esser loro, del loro viaggio, della loro guida; e domanda ragione della legge nuova e inconsueta, per cui essi sono migrati ai suoi cerchi. Virgilio, dopo aver invitato Dante a genuflettersi e a chinare la testa, risponde al vecchio (che altri non è se non Catone uticense) spiegando il segreto impulso del mistico pellegrinaggio, esponendo il traviamento e il pericolo di Dante, l’aiuto da lui arrecatogli, il conforto, il rimedio e l’intrapresa di redenzione; e accenna all’aiuto celeste che seconda il viaggio. A chi per la libertà ha dato la vita non dev’essere discaro di bene accogliere chi cerca la liberazione morale, la redenzione dal servaggio del vizio. Libertà va cercando, ch’è sì cara, Come sa chi per lei vita rifiuta. Virgilio finisce col palesarsi per uno spirito del Limbo, e per intercedere il passo ai sette gironi del Purgatorio nel nome di Marzia, un tempo cosi cara all’Uticense. Catone ricorda benevolmente al cantore d’Enea che Marzia tanto diletta al suo cuore sulla terra, non può più avere alcun interesse né alcuna efficacia per lui, dappoiché essa dimora al di là dell’Acheronte: e ciò in virtù della legge imposta da Dio, allorchè Catone era uscito dal Limbo. Piuttosto egli si piega ben volentieri alla segreta volontà della donna celeste che ha inspirato ai due poeti il cammino. Ingiunge quindi a Virgilio di ricingere il suo alunno con uno di quei giunchi senza foglie, che l’isoletta produce come unica pianta sul basso limo, e di lavargli la faccia, poiché non sarebbe conveniente andar davanti all’angelo portiere col viso offuscato dalla nebbia infernale. Il sole additerà poi ai due poeti la nuova via dell’ascesa. Scomparso Catone, i due pellegrini si dispongono a seguire i suoi consigli. Nel crepuscolo mattinale procedono attraverso alla pianura solinga, come in cerca d’una strada perduta. A un certo punto Virgilio ricinge di giunco schietto le guance lagrimose di Dante, e il giunco, appena svelto, rinasce. Poi pervengono al lido deserto.
Cant0 II
Sono a un dipresso le sei e mezzo di mattina del quarto giorno del viaggio; e i due poeti s’intrattengono ancora lungo il mare, mentre il cuore cammina lontano. Intanto, rutilante al par di Marte in sul mattino, appare sulla marina il fulmineo scintilllo d’un lume, sempre più risplendente, che mostra ai due lati e al di sotto un che di bianco. Leggi tutto
Virgilio, appena accortosi che si tratta di un angelo aligero, induce Dante a piegar le ginocchia e a giunger le mani in atto di preghiera. L’angelo avvicinandosi appare in un contorno sempre più chiaro, in una luce ormai insostenibile all‘occhio mortale di Dante e giunge a riva con una leggerissima navicella, in cui siedono più di cento spiriti, cantando ad una voce il salmo “In exitu Israel de Aegypto”. L’angelo fa il segno della croce, le anime si gettano sulla spiaggia, ed egli dilegua in un lampo. Gli spiriti s’arrestano muti, ammirati, inconsci del luogo, sotto i dardi cocenti del sole, e chiedono ai due poeti la via verso il monte. Virgilio risponde che anch’essi sono appena arrivati, sebbene per altra via, e che quindi sono nuovi del luogo. Le anime, accortesi che Dante è ancor vivo, ai accolgono smorte di meraviglia intorno a lui, quasi obliando il loro compito di purificazione. Dal gruppo una si avanza per abbracciare affettuosamente Dante, il quale cerca di ricambiare l’amplesso, senza riuscirvi perché si tratta di ombre incorporee e inani. O ombre vane, fuor che nell’aspetto ! I due poeti e gli spiriti restano estasiati, ma Catone sopravviene a rampognare le anime a lui affidate, invitandole a correre al monte. E tutta la fresca masnada spaurita lascia il canto muovendo verso l’erta a caso, senza sapere ove potrà arrivare; e i due poeti non si dispongono meno rapidamente a partire.
Tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
E tante mi tornai con esse al petto.
Lo spirito invita Dante a fermarsi, e Dante lo riconosce per il musico suo corregionale, Casella, che gli fa proteste d’amore e gli chiede conto del suo viaggio. Dante soddisfa il suo desiderio e poi gli chiede come mai egli arrivi solo ora nel Purgatorio, pur essendo già morto da tanto tempo. Casella risponde essergli stato più volte negato per giusta disposizione divina il passaggio alla foce del Tevere sulla navicella dell’angelo nocchiero; ma da tre mesi l’angelo aver fatta grazia a chiunque ne lo richiedeva e aver raccolto lui pure, mentre il suo sguardo si protendeva desiosamente al mare. Dante prega l’amico di offrirgli, se nessuna legge glielo vieti, l’alto conforto dell’amoroso canto d’un tempo. E Casella intuona con dolcissimo accento la canzone dantesca “Amor che nella mente mi ragiona”.
Cant0 III
Sebbene le varie anime per i rimproveri di Catone si disperdano per la campagna, Dante si restringe a Virgilio, il quale appare pensoso e dominato da rimorso per il breve indugio. Dante alza gli occhi al monte; il sole gli fiammeggia rutilante alle spalle, ed egli non vede- che la sola sua ombra innanzi a sé. Leggi tutto
Spaventato pel timore che la sua guida non lo abbandoni, è subito riconfortato dal maestro, il quale lo istruisce brevemente sulla natura dei corpi delle ombre: natura in cui s’asconde un mistero inaccessibile all’umana ragione. Del resto i limiti dell’umano intendimento son bene determinati, ed è provvidenziale che sia cosl: né i più alti intelletti dei filosofi sono mai riusciti a trascenderli. State contenti, umana gente, al quia; Arrivati alle radici dell’erta montagna, i due poeti s’arrestano, ignorando da qual parte sia meno ripida la salita. Intanto appare da sinistra una lenta teoria di spiriti, a cui essi muovono incontro. Alla distanza di un tiro di pietra, quegli spiriti, meravigliati forse di vedere i due poeti procedere a sinistra, contrariamente alle leggi del Purgatorio, si stringono ai duri massi dell’alta ripa; e Virgilio chiede loro in qual punto la montagna si presenti meno malagevole a salire. La prima linea della schiera si muove concorde verso i due poeti, ma, accorgendosi dall’ombra che Dante è vivo, retrocedono alquanto stupefatti; e cosl fanno tutti gli altri spiriti, rimasti addietro. Virgilio rende conto del suo alunno e della divina virtù che ha inspirato il mistico pellegrinaggio, e le anime insegnano ai due poeti di rivolgersi indietro e di procedere camminando innanzi a loro. Poi una di esse si fa avanti e prega Dante di arrestarsi e di vedere s’egli lo riconosca. Dante fissa per un momento quel volto da.i lineamenti gentili, incorniciato dai biondi capegli, e afferma di non averlo mai veduto nel mondo. Allora lo spirito, discoprendo una piaga a sommo il petto, si dà a conoscere per Manfredi, nipote di Costanza imperatrice ; e prega il poeta di annunziare a sua figlia la verità intorno alla sua sorte ultraterrena. Manfredi confessa di aver molto peccato, ma dice di essersi pentito, appena ricevuti i colpi mortali, e perciò di essere stato accolto nel grembo della grazia divina. E se il vescovo di Cosenza fosse stato più illuminato sull’immensa indulgenza di Dio, certo non avrebbe fatto disperdere le sue ossa lungo il Verde, come quelle di uno scomunicato. La maledizione e la scomunica dei preti non bastano a far perdere l’eterno amore fino a tanto che dura la vita e la speranza umana. Però i contumaci della Chiesa non restano in ogni modo impuniti; essi anzi indugiano l’entrata nel Purgatorio un tempo trenta volte maggiore di quello trascorso nella scomunica, purché questo periodo non sia abbreviato da preghiere e suffragi di persona che
Che, se potuto aveste veder tutto,
Mestier non era partorir Maria.
viva nella grazia divina. Manfredi termina il suo dire rinnovando la raccomandazione di ricordarlo alla sua figliuola Costanza.
Cant0 V
Mentre i due poeti s’allontanano dalla schiera dei pigri, uno di questi s’avvede che Dante è vivo e l’addita per meraviglia ai compagni. Leggi tutto
Dante stesso s’arresta incuriosito di quello stupore, ma Virgilio lo rimprovera bonariamente di questa futile curiosità, che impaccia il corso più serio del pensiero; e l’alunno cede al rimprovero, vergognandosi. alquanto. Intanto, in direzione trasversale ai due pellegrini, si avanza una processione di gente che intona il “Miserere”. Sono gli spiriti dei morti di morte violenta; e anch’essi prorompono in grida di meraviglia allorché s’avvedono che Dante è vivo. Due di loro, in forma di messaggi, muovono incontro ai due poeti e chiedono conto della loro condizione, e Virgilio risponde confermando che Dante è in vita. Velocissimi i messaggeri ritornano a riferire il responso; poi tutta la schiera si volge concorde ai due viatori. Il maestro spiega al suo alunno che quelle anime vengono a pregarlo di suffragi; e lo esorta a. dar loro ascolto pur continuando il cammino. Gli spiriti si danno a conoscere per morti di morte violenta riconciliati con Dio all’ultima ora; e invitano Dante a guardarli, se mai possa – riconoscere alcuno fra loro. Dante, per quanto li guardi tutti con attenzione, non riesce a raffigurare alcuno, ma promette di esaudire i loro voti. Essi confermano di fidare nel beneficio dei suffragi che certo egli loro procurerà. E parla primo di tutti Jacopo del Cassero di Fano, pregando il poeta di conquistargli le buone preci dei concittadini e rende conto della sua morte apprestatagli nel territorio di Padova da un marchese d’Este suo nemico, ed espone la deviazione fatta nella sua drammatica fuga dopo la ferita, e descrive la caduta mortale fra le canne e il limo. Segue un secondo peccatore, Buonconte da Montefeltro, che passa mesto e cogitabondo per l’oblio in cui lo lasciano la moglie Giovanna e gli altri parenti. Dietro richiesta di Dante, egli narra la sua morte per ferita di battaglia, avvenuta al confluente dell’ Archiano coll’ Arno, dopo la riconciliazione estrema col Signore. Un angelo e un demonio se ne sono disputata l’anima; il diavolo, rimasto soccombente nella contesa, ha sfogato la sua rabbia sul suo corpo. Accoppiando la mala volontà col malo intelletto ha mosso la tempesta, e a sera ha coperto di nebbia la valle. L’imperversare della pioggia ha spinto il povero corpo alla foce dell’Archiano tumido e impetuoso, e questo fiume lo ha travolto all’ Arno, ricoprendolo di sopra e d’intorno e sciogliendo la croce in cui egli aveva atteggiato in segno di pentimento le braccia. Segue una terza ombra, Pia, nata a Siena e morta in Maremma, che con accorata dolcezza congiunge al ricordo della morte quello del suo tragico matrimonio.
Deh, quando tu sarai tornato al mondo,
E riposato della lunga via,
Seguitò il terzo spirito al secondo,
Ricorditi di me che son la Pia:
Siena di fe’, disfecemi Maremma:
Sàlsi colui che innanellata, pria
Disposando, m’avea con la sua gemma.
Cant0 XI
Gravate dai loro enormi pesi, le anime procedono lente; salmodiando la preghiera domenicale: “O Padre celeste, in eterno laudato, piovi su di noi la pace del tuo regno; accogli l’offerta delle anime degli umani, Leggi tutto
Nel corso di molti secoli la fama dovrà far anch’essa bancarotta,né ci sarà più differenza fra chi ha condotto vita provetta e gloriosa e chi è morto bambino. E per confermar meglio questo principio, Oderisi addita a Dante un’altra ombra di superbo che gli procede innanzi: famosissimo un tempo per tutta la Toscana, e ora appena noto in Siena, su cui pure regnò. E’ l’ombra di Provenzano Salvani, che qui sconta la soverchia presunzione di recar tutta Siena alle sue mani. Dante si meraviglia che Provenzano, il quale ha differito il pentimento all’estremità della. vita, si trovi gà in un girone del Purgatorio, anzi ché essere nell’Antipurgatorio, e Oderisi gli spiega che l’Antipurgatorio gli fu risparmiato per un grande atto di umiltà; perché cioè in vita si ridusse a mendicare pubblicamente per un amico, provando così quel terribile brivido della turpis egestas, che un giorno Dante stesso dovrà provare.
Non è il mondan romore altro che un fiato
Di vento, ch’or vien quinci ed or vien quindi,
E muta nome, pcrché-muta lato.
Cant0 XXVIII
Avviandosi lentamente per la pianura olezzante, il poeta imprende desioso il viaggio alla selva annunziatagli da Virgilio. Un’auretta soave piega verso occidente le fronde degli alberi, su cui gli augelli intuonano le loro melodie, Leggi tutto
Cogli avidi occhi il poeta mira al di là dell’acqua la grande varietà degli alberi fioriti ; ed ecco che gli occorre alla vista una donna solitaria, la quale procede cantando e scegliendo fior da fiore fra l’erbe smaltate.
Tutte !’acque che son di qua più monde
Parrièno avere in sè mistura alcuna,
Verso di quella che nulla nasconde;
Avvegna che si muova bruna bruna.
Sotto l’ombra perpetua, che mai
Raggiar non lascia sole ivi, né luna.
Egli, percosso alla vista dal ricordo di Proserpina nel tempo del ratto, prega la donna di accostarsi al fiume perch’egli possa intendere le parole del suo canto. E la dolce creatura, senza quasi alzare il piede da terra, si volge con atto modesto sui fioretti gialli e vermigli a soddisfare il desiderio del poeta. Giunta sul margine erboso del fiume, ella risplende luminosamente negli occhi ormai alzati e sorride cogliendo altri fiori.
Dante vorrebbe varcare il fiumicello che da lei lo separa, ed ella, per spiegargli la letizia che tutta la irradia in quella sede felice, gli ricorda il salmo “Delectasti”. Indi si rivolge a sciogliere un dubbio del poeta. Questi aveva appena udito da Stazio che, dalla porta del Purgatorio in su, non vi erano più mutazioni atmosferiche; e ora egli vede l’acqua e sente stormire le fronde… Ma la donna gli dichiara che veramente, allorquando Dio assegnò questo luogo come pegno di beatitudine celeste all’uomo che lo perdette per le sue colpe, il monte salì tanto verso il cielo che non fossero possibili i turbamenti prodotti nel mondo dalle esalazioni dell’acqua e della terra. Però, siccome l’aria si volge in giro col Primo Mobile, il movimento percuote in quest’altezza che si protende libera nell’aria, e origina lo stormir delle piante; e queste piante impregnano l’aria delle loro virtù, e l’aria, girando, depone queste virtù sulla terra, la quale, secondo il clima, produce diverse specie di alberi, di alcuni dei quali il seme rimane ignoto. D’ogni seme è piena la campagna lassù. Né l’acqua sorge nella selva da vapori condensati, ma esce da una fontana perennemente prodotta e ravvivata da Dio. E’ aperta da due parti; dall’una scorre il Lete, che toglie la memoria del peccato; dall’altra l’Eunoé che rende le disposizioni al bene. La donna finisce il suo dire accennando che gli antichi favoleggiatori dell’età dell’oro videro forse nella loro fantasia questo luogo, primavera eterna d’innocenza. Alla classica allusione Dante scopre il lampeggiar d’un sorriso sul volto dei due poeti pagani.
Estratti da Eugenio Levi, La Divina Commedia esposta al popolo, Sonzogno
Il luogo
Nei pressi della chiesa della madonna del Ponte, una breve e dolce salita ombrosa ci porta all’antico sito di Col di Zuca, ad Invillino. Qui il bosco si apre per mostrare i resti di due chiese paleocristiane e i loro mosaici, silenziosamente conservati nella natura, ce ne parleranno Cristina Noacco e Marino del Piccolo.
Informazioni pratiche:
Tutti i luoghi delle letture di Dante in Carnia sono facilmente raggiungibili, con parcheggio auto nei pressi. Per i brevi tratti di avvicinamento che possono essere anche dei sentieri con piccoli guadi, vi consigliamo di indossare calzature adeguate e portare con voi dell’acqua e uno snack.
Ci troveremo al punto di parcheggio circa 10′ prima dell’orario previsto per raccogliere il gruppo; il luogo della lettura è nelle vicinanze.
Cristina Noacco e Marino del Piccolo illustreranno la storia del complesso cultuale tardo-antico, con i suoi eccezionali mosaici.
Come arrivare:
Invillino, frazione di Villa Santina si trova a pochi km dall’autostrada A23, uscita Carnia, dalla quale poi si prende la SS52 in direzione Tolmezzo fino allo svincolo dove si seguono le indicazioni per Villa Santina restando sulla SS52 fino alla rotonda (Supermercato Eurospar) dove si segue l’indicazione di Invillino. Si attraversa la frazione e si prende la SP 72 in direzione del tagliamento, fino alla Madonna del Ponte, dove si può parcheggiare. Dall’area di parcheggio in pochi minuti a piedi si giunge all’area degli scavi.
Plus code:
CW3H+HJ Villa Santina, Provincia di Udine